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Il 67% dei siti web non rispetta le norme sulla privacy. E il tuo…è ok?

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Il 67% dei siti web non rispetta le norme sulla privacy. E il tuo…è ok?

Ha fatto scalpore il risultato dell’indagine svolta da Federprivacy negli scorsi mesi, volta alla ricerca della “privacy policy” su ben 2.500 siti e i portali web italiani: il 67% di essi è fuorilegge! 2 su 3 quindi, numeri da capogiro. La cosa ancor più sconvolgente è stata scoprire che questo “andazzo” non riguarda soltanto i blogger di provincia, ma anche numerosi siti istituzionali, appartenenti e gestiti dalla Pubblica Amministrazione.

Come mai così tanta spregiudicatezza nella creazione e gestione di siti diretti al pubblico? Il problema è purtroppo – come sempre – culturale. Da un lato vi è di certo una scarsa conoscenza della normativa in materia; dall’altro, vi è la considerazione del web come fosse un mondo a parte, per certi versi fuori dalle regole, oppure tanto vasto da poter tranquillamente sfuggire ai controlli.

Ma è davvero così? In che modo ci si può invece sentire tranquilli, rispettando le regole e, soprattutto, che cosa potrebbe accadere nel caso in cui gli organi di controllo si accorgano che non stiamo rispettando la normativa sulla tutela della privacy?

Come tutelare la privacy dei nostri utenti e noi stessi in modo semplice

Come possiamo tutelare la privacy dei nostri utenti senza incorrere in spiacevoli violazioni che potrebbero dar luogo a sanzioni piuttosto salate? Innanzitutto facendo la cosa più semplice del mondo, richiesta dalla legge ormai da almeno un decennio: inserire la Privacy Policy all’interno del nostro sito.

Dobbiamo infatti indicare in modo chiaro e trasparente quali dati dei nostri utenti intendiamo trattare e cosa vogliamo farne. Facciamo un esempio concreto. Sono ormai moltissimi i siti web in cui è possibile iscriversi ad una Newsletter oppure scaricare contenuti interessanti in modo gratuito inserendo i propri dati personali, in genere si tratta di nome, cognome e indirizzo e-mail.

Non capita di rado, però, che una volta forniti questi dati, essi vengano impropriamente utilizzati dai gestori dei siti ove li abbiamo inseriti, che “spammano” senza pietà la nostra casella elettronica, facendoci perdere tempo prezioso a cancellare messaggi inutili ma, soprattutto, violando in modo consistente la nostra privacy con azioni che hanno addirittura rilevanza penale.

Pertanto, la prima regola d’oro da seguire è quella di scrivere la propria Privacy Policy evitando il copia-incolla da altri siti e specificando, in modo quanto più preciso, cosa intendiamo fare dei dati raccolti.

Se il nostro visitatore si è iscritto alla Newsletter del sito l’ha fatto sicuramente perché vuole rimanere aggiornato sui post che pubblichiamo, non certo per ricevere la pubblicità indesiderata di un casino online! Se non rispettiamo la sua volontà – quindi il motivo per cui ci ha concesso i suoi preziosi dati – potremmo, da un lato, ricevere la lettera di un suo legale con cui ci chiede un risarcimento e, dall’altro, perdere un contatto prezioso, perché alla sua cancellazione potrebbe seguire una serie infinita di feedback negativi sul nostro sito e sul mancato rispetto della privacy dei nostri utenti. Gli effetti deleteri di questa condotta potete immaginarli quindi da soli.

Occorre ricordare che la Privacy Policy deve essere visualizzabile tramite un link inserito nel form di iscrizione o comunque prima della raccolta dei dati personali, visto che la nostra legge prevede la “preventiva autorizzazione” al trattamento dei dati e all’invio di informative, newsletter e quant’altro pensiamo di inviare al nostro visitatore.

Se non siamo in grado di predisporre adeguatamente la nostra Privacy Policy, perché si tratta pur sempre di un documento che ha valore legale, per la redazione del quale non ci si può improvvisare avvocati, cerchiamo online qualche avvocato esperto e chiediamo un preventivo per la redazione delle nostre “regole del gioco”. Si tratterà di un ottimo investimento, per i motivi che stiamo per vedere.

Quanto può costare non adeguarsi alla normativa sulla privacy

Abbiamo visto che 2 siti su 3 sottovalutano la normativa sulla privacy e ne violano le prescrizioni o per ignoranza oppure consapevolmente, pensando che non sia poi così importante. Nulla di più sbagliato, soprattutto se abbiamo intenzione o gestiamo già un business online.

Una considerazione spesso trascurata da chi gestisce un sito web è che tutto quello che è (o non c’è, come in questo caso) online è tracciato e tracciabile. Ciò vuol dire che diversamente da quanto può avvenire in un negozio di provincia, se non rispettiamo la privacy sul web siamo sempre raggiungibili e attaccabili, mentre se non lo facciamo nel negozietto di periferia forse sarà più difficile scoprirlo.

E’ quello che avviene usualmente su Facebook, dove insulti e cattiverie varie sfociano sempre più spesso in querele e contenzioso legale, semplicemente perché l’ampia visibilità di un post è connessa anche alla sua registrazione da parte del sistema informatico.

Arriviamo al dunque: quanto può costare non adeguarsi alla normativa sulla privacy? Davvero tanto, anzi, tantissimo! L’art. 161 del Codice della Privacy stabilisce la sanzione minima di 6.000 euro a carico di chi viola la normativa, fino ad un massimo di 36.000 euro. In più tiene conto delle condizioni economiche del contravventore, per cui, se avete la fortuna (o bravura) di essere ricchi tanto peggio per voi, perché il mancato rispetto della legge potrebbe farvi perdere il vostro ultimo suv, comprato con tanto entusiasmo.

Forse è il caso di adeguarsi spendendo qualche centinaia di euro per risparmiarne migliaia, non credete? Come sempre nella vita e nel business “prevenire è meglio che curare”!

 

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