Comunicare ed emozionare
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“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo” (Henry Ford).

<>La pubblicità è l’anima del commercio. Quante volte ti è capitato di ascoltare o di leggere questa frase? Tante, immagino. Oggi, è ancora vera quest’affermazione?

In parte sì, è ancora vera, solo che vanno fatte alcune aggiunte e precisazioni molto importanti.

Per prima cosa è fondamentale rilevare la differenza che intercorre tra fare pubblicità tout court per un’impresa e comunicare. Per dirla con parole semplici potremmo definire la pubblicità come un messaggio a senso unico che un’azienda lancia nei vari canali di comunicazione mentre il concetto stesso di comunicazione è strettamente legato a quello di marketing strategico.

Qual è la differenza?

In un’unica parola: ascolto! Il messaggio pubblicitario informa un dato mercato dell’esistenza e del valore di un prodotto e/o di un servizio senza fare alcuna attività di ascolto.

Al contrario, comunicare, per un’impresa significa innanzitutto ascoltare e, quindi, preoccuparsi di creare una relazione con il proprio interlocutore. Nei rapporti umani (e l’impresa cos’è se non un insieme di persone organizzate secondo differenti compiti e mansioni?), ogni messaggio si compone di due elementi differenti:

  • l’informazione (che nel mondo del commercio corrisponde alla pubblicità);
  • l’invito a comportarsi di conseguenza ( o call to action come la chiamano gli americani!), che può essere implicito o esplicito.

Una “comunicazione” che si compone solo dell’elemento informativo è paragonabile a una persona priva dell’udito che grida per farsi ascoltare dagli altri ma non si cura di leggere e di interpretare i segnali che arrivano dal mondo esterno. Sai cosa succede in questi casi? Si rimane soli.

Se volessimo trasferire l’immagine del “sordo” nel mondo del commercio, potremmo affermare che corrisponde proprio al fare pubblicità senza comunicazione!

Cosa significa, quindi, “fare comunicazione” per un’impresa?

Significa creare, innanzitutto, interazioni proficue con i propri clienti o potenziali clienti. Oggi esistono tantissimi strumenti utili a realizzare questo scopo tra cui, ad esempio, le newsletter, i social network, i blog, le e-mail e i forum.

A tal proposito, è opportuno citare il risultato di un’indagine condotta da HubSpot, una famosa agenzia di comunicazione americana, che ha individuato i nuovi must della comunicazione aziendale per il 2013 tra cui svetta il cosiddetto real- time marketing: il marketing in tempo reale.

Di che cosa si tratta?

E’ la comunicazione in tempo reale tra un’azienda e gli utenti della rete. Significa, cioè, la possibilità che i compratori hanno di interagire in modo istantaneo con le aziende, avvalendosi dell’uso dei social network (Facebook e Twitter soprattutto), per seguire le notizie dei mercati e dei prodotti cui sono interessati e, al contempo, ottenere istantaneamente le risposte cercate.

Una bella differenza con la semplice pubblicità stile carosello anni ’60, vero?

C’è poi un altro aspetto della comunicazione che non può essere tralasciato se si vuole rimanere competitivi all’interno di un mercato globalizzato e sempre più esigente: la creatività!

Per lasciarsi andare alla creatività ed essere innovativi è necessario rompere alcune catene psicologiche che ci tengono ancorati ai vecchi e preconfezionati schemi:

  • la paura del fallimento. Certo, copiare il successo di un competitor che ci ha preceduto è più semplice e ci fa sentire più al sicuro. Quanto, però, quest’atteggiamento ci differenzia dagli altri in termini di visibilità e di gradimento?
  • sperimentare nuove soluzioni costa sudore e fatica e, spesso, conduce a errori che, oltre a produrre perdite di tempo e soldi, scoraggiano e smorzano gli entusiasmi!

Un’impresa, certo, non può permettersi il lusso di collezionare troppi errori che potrebbero condurla sul lastrico, ma non deve nemmeno trascurare il margine di miglioramento che può derivare da un esperimento mal riuscito.

(R)Innovarsi ed essere creativi vuol dire, essere pronti a sperimentare ed abbracciare nuove aree di esplorazione. In una parola…

“Emozionare”

Un esempio pratico di quanto detto finora ci viene fornito dallo spot pubblicitario realizzato per la Procter & Gamble, azienda leader nel settore dei prodotti per la cura della casa e della persona, dal regista messicano Alejandro González Iñárritu in occasione delle Olimpiadi Londra 2012.

Lo spot dedicato a “the hardest job in the world, the best job in the world”, ha fatto piangere milioni di mamme e non solo. E’ un filmato strappalacrime che è riuscito a fare leva sulle emozioni di ogni spettatore perché abbiamo tutti una mamma e perché (parlo per le donne, ovviamente!), siamo a nostra volta mamme.

In apparenza questa tematica poco si conciliava con l’evento che andava a sponsorizzare eppure la sapiente maestria dell’agenzia che l’ha prodotta, la Wieden+Kennedy, è stata in grado non solo di trovare un sottile quanto veritiero nesso tra la vita di uno sportivo olimpionico e il motore propulsivo che si cela dietro ai suoi successi ma anche di far piangere chi si trovava davanti al monitor del televisore.

Se non è comunicazione innovativa questa!

Il segreto di questo successo si cela, come sempre, nella capacità di far emozionare la gente. Ogni messaggio pubblicitario è fine a se stesso se non riesce a bucare lo schermo che lo contiene per entrare nel cuore di chi guarda. In tal modo anche un detersivo per la casa e un prodotto per l’igiene del corpo possono emozionare e, manco a dirlo, far schizzare in alto le vendite dell’azienda che li produce.

A presto,
Stefania

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4,5 min readPublished On: Dicembre 12th, 2012Last Updated: Aprile 11th, 2024Categories: Web Marketing, Acquisire clientiTags: ,

About the Author: stefania saraceno

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